Cos’è e cosa prevede la direttiva CSRD approvata a giugno 2024?

19/Giu/2024 | Blog

Durante il Consiglio dei Ministri del 10 giugno 2024 è stata recepita la direttiva 2022/2464/UE, anche detta Corporate Sustainability Reporting Directive o CSRD, che rafforza ed estende gli obblighi in materia di reporting di sostenibilità già imposti alle imprese dalla direttiva 2014/95/UE (Non Financial Reporting Directive o NFRD).

Come si legge nel comunicato stampa ufficiale, la direttiva CSRD prevede: 

  • l’estensione degli obblighi di reporting non finanziario alle PMI (diverse dalle microimprese), mentre quelli previsti dalla NFRD hanno per destinatarie solo le imprese di grandi dimensioni che costituiscono enti di interesse pubblico e che, alla data di chiusura del bilancio, presentano un numero di dipendenti occupati in media pari a 500. Gli obblighi di rendicontazione introdotti dalla CSRD gravano, oltre che su tutte le imprese di grandi dimensioni, anche sulle piccole e medie imprese (a eccezione delle microimprese) che siano enti di interesse pubblico;
  • la sostituzione della “rendicontazione non finanziaria” con la “rendicontazione di sostenibilità”, che consiste in «informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità, nonché informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa, sui suoi risultati e sulla sua situazione».

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa prevede la direttiva CSRD e cosa cambia per le imprese interessate da questi nuovi obblighi.

Che cos’è la direttiva CSRD?

Come si può leggere nella “Consultazione pubblica concernente lo schema di decreto di recepimento della direttiva (UE) 2022/2464 Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD sugli obblighi di rendicontazione societaria di sostenibilità”, pubblicata sul sito del Ministero di Economia e Finanza, la CSRD è una direttiva europea (Direttiva (UE) 2022/2464) che si inquadra nell’ambito del Green Deal Europeo e ha lo scopo di 

“promuovere la trasparenza e la divulgazione di informazioni da parte delle imprese riguardo agli impatti ambientali, sociali e legati alla governance (ESG) delle loro attività, attraverso un rafforzamento degli obblighi di reporting da parte delle imprese.”

direttiva CSRD

La nuova direttiva prevede:

  • l’ampliamento degli obblighi di rendicontazione: la CSRD estende l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità a tutte le grandi imprese e alle società madri di grandi gruppi, anche se non quotate in borsa. Questo obbligo si applica anche alle piccole e medie imprese (PMI) quotate nei mercati regolamentati, escludendo le microimprese. Inoltre, le imprese di paesi terzi che operano in Europa dovranno conformarsi a questi requisiti se soddisfano determinate condizioni. Questo ampliamento dell’ambito di applicazione mira a garantire che una gamma più ampia di aziende fornisca informazioni dettagliate e trasparenti sui loro impatti ambientali, sociali e di governance (ESG);
  • l’introduzione di standard comuni europei: la direttiva stabilisce che le imprese devono preparare la loro rendicontazione di sostenibilità seguendo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Questi standard, elaborati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) e adottati dalla Commissione Europea tramite atti delegati, forniscono un quadro chiaro e uniforme per la comunicazione delle informazioni ESG, facilitando il confronto tra le aziende e migliorando la trasparenza delle loro attività;
  • l’obbligo di assurance esterna: una delle novità più significative introdotte dalla CSRD è l’obbligo di sottoporre la rendicontazione di sostenibilità a una verifica esterna, o assurance. Questa verifica è finalizzata a garantire la conformità dei rapporti agli standard ESRS e a confermare l’accuratezza delle informazioni fornite. Per effettuare questa assurance, sono introdotti requisiti specifici che gli enti di revisione devono soddisfare, assicurando così un alto livello di affidabilità nei dati riportati dalle aziende.

Questa normativa sostituisce e rafforza la precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD), rispondendo alla crescente domanda di informazioni dettagliate e affidabili da parte di investitori e stakeholder.

Applicazione della direttiva

L’applicazione delle disposizioni della direttiva CSRD è prevista in maniera graduale nel tempo, a seconda della tipologia di destinatari, a decorrere dall’esercizio finanziario che inizia: 

  • a partire dal 1° gennaio 2024 (o a una data successiva), per le grandi imprese e le imprese madri di grandi gruppi, con oltre 500 dipendenti, e che siano enti di interesse pubblico, ossia per i soggetti già tenuti all’obbligo di pubblicare la dichiarazione non finanziaria ai sensi della NFRD;
  • a partire dal 1° gennaio 2025 (o ad una data successiva), per tutte le grandi imprese e società madri di grandi gruppi diverse da quelle di cui al punto precedente;
  • a partire dal 1° gennaio 2026 (o ad una data successiva), per le piccole e medie imprese con strumenti finanziari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati, enti creditizi piccoli e non complessi, e le imprese di assicurazione captive e di riassicurazione captive;
  • a partire dal 1° gennaio 2028 (o ad una data successiva), per le imprese di paesi terzi.

Questa fase graduale offre tempo alle imprese per adeguare i loro sistemi di rendicontazione e formazione interna.

Obbligo di attestazione

Come spiegato, con l’introduzione della Direttiva CSRD le imprese sono chiamate a rispettare nuovi obblighi in termini di rendicontazione della sostenibilità. Uno degli aspetti chiave di questa direttiva è l’obbligo di attestazione di conformità, che deve essere garantito da un soggetto preposto. 

Chi può rilasciare l’attestazione? 

Secondo quanto evidenziato dal Ministero di Economia e Finanze nel succitato documento, le imprese devono affidare l’attestazione della loro rendicontazione di sostenibilità a un revisore legale o a una società di revisione contabile

direttiva CSRD

È possibile che tale revisore sia lo stesso che già si occupa della revisione contabile dell’azienda oppure un soggetto diverso, a condizione che sia iscritto al registro ufficiale dei revisori legali.

Cosa implica l’attestazione? 

L’attestazione di conformità comporta la produzione di una relazione da parte del revisore incaricato

Questa relazione è basata su un processo mirato a ottenere un livello di “sicurezza limitata”, ovvero una verifica che, pur non garantendo la totale conformità, fornisce un alto grado di affidabilità. 

Tuttavia, la direttiva prevede la possibilità che, in futuro, tale livello di sicurezza possa essere elevato a un livello di “sicurezza ragionevole”, a seguito di ulteriori disposizioni della Commissione Europea.

Principi di attestazione e tempistiche

Il documento del Ministero indica che i principi di attestazione da seguire saranno definiti dalla Commissione Europea entro il 1° ottobre 2026

Nel frattempo, a livello nazionale, questi principi saranno sviluppati con il contributo delle autorità competenti, delle associazioni di settore e degli ordini professionali, e saranno adottati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, previa consultazione con la CONSOB.

Fino all’adozione di tali principi, la CONSOB potrà, se necessario, definire provvisoriamente i principi di attestazione attraverso regolamenti specifici.

Esclusione dei prestatori indipendenti e studio futuro

Attualmente, il decreto delegato non prevede l’opzione, contemplata dalla Direttiva, di consentire anche ai prestatori indipendenti di servizi di attestazione (cioè soggetti diversi dai revisori legali) di fornire il servizio di assurance sulle rendicontazioni di sostenibilità

Tuttavia, per garantire l’integrità e la qualità del processo di attestazione, oltre che promuovere la competitività del mercato, il decreto stabilisce che entro tre anni dall’entrata in vigore, CONSOB e MEF condurranno uno studio congiunto

Questo studio avrà lo scopo di valutare se il mercato può assorbire l’aumento di soggetti obbligati all’assurance e di considerare l’opportunità di permettere ai prestatori indipendenti di entrare in questo settore.

Per approfondire, invitiamo a consultare lo Schema di decreto legislativo recante recepimento della direttiva (UE) 2022/2464, che modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità, e per l’adeguamento della normativa nazionale (160)”.

Perché la CSRD è importante?

direttiva CSRD

La CSRD rappresenta un passo avanti significativo per il mercato finanziario europeo e per la società nel suo complesso. 

Perché? Le ragioni principali sono le seguenti: 

  • gli investitori e altri stakeholder avranno accesso a informazioni dettagliate, chiare e standardizzate sulle performance di sostenibilità delle imprese. Questo miglioramento nella trasparenza consente una valutazione più precisa dei rischi legati alla sostenibilità e dell’impatto degli investimenti, supportando decisioni finanziarie più informate;
  • fornendo dati comparabili e accurati, la CSRD aiuta a mobilitare finanziamenti privati per sostenere il Green Deal Europeo. Le aziende che comunicano in modo efficace le loro pratiche sostenibili possono attrarre investitori interessati a sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio;
  • la direttiva contribuisce a rafforzare il legame tra le imprese e la società, rendendo le aziende più responsabili dei loro impatti ambientali e sociali. Questo aumento della responsabilità può migliorare la reputazione delle imprese e costruire una maggiore fiducia tra le aziende e i loro stakeholder.

Appare quindi evidente, come afferma la Dottoressa Ester Falletta, Technical Director del Consorzio Physis che “La direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) rappresenta un’importante evoluzione nella gestione della sostenibilità aziendale, imponendo nuovi standard di trasparenza e responsabilità”.

“Come consorzio che raggruppa le aziende produttrici di accessori metallici per la moda”, continua la Dottoressa Falletta, “siamo pienamente consapevoli dell’importanza di questa direttiva. La sua attuazione non solo ci sfida a migliorare continuamente le nostre pratiche, ma offre anche un’opportunità preziosa per dimostrare il nostro impegno verso una produzione responsabile e sostenibile”.

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